La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha stabilito che il carcere non è stata una misura idonea per un uomo accusato di pedofilia e arrestato nel 2004. Il collegio, presieduto da Fabio Roia, ha affermato che “il carcere sul piano rieducativo non ha prodotto alcun effetto”, per cui è stata accolta la proposta di mettere in atto un un percorso di cure per contenere “gli impulsi sessuali”. Per attuare il piano, però, è stato necessario il consenso dell’uomo.
L’uomo, arrestato nel 2004 per aver abusato di una bambina, è attualmente detenuto nel carcere di Pavia. Uscito di prigione, abusò nuovamente di una bambina e fu arrestato nel 2009 e poi, ancora una volta, nel 2016.
Il Centro italiano per la promozione della mediazione (Cipm) sarà chiamato in causa per iniziare un percorso terapeutico. La cura presso il Cipm dovrà servire,affermano i giudici, a “prendere coscienza del forte disvalore delle condotte violente in una prospettiva di contenimento degli impulsi sessuali”.
L’ uomo, dopo aver scontato la pena, dovrà continuare il percorso terapeutico e non potrà frequentare asili, scuole, parchi o altri luoghi di ritrovo di minori.
Ilaria Di Blasio
La pedofilia non si cura con la prigione ma con la castrazione chimica. Gli impulsi non spariscono vivendo dietro le sbarre. È un tipo di parafilia che non si può curare in altro modo se non distruggendo l’impulso sessuale.
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